9 MILIARDI OGNI ANNO E’ IL COSTO CHE GLI ITALIANI PAGANO PER MANCANZA DI PREVENZIONE E DI UNA LEGGE PER FRENARE IL CONSUMO DI SUOLO

Nonostante aumentino di anno in anno le perdite in vite umane e i danni per l’ambiente e l’economia causati da alluvioni e siccità il Governo Meloni taglia i fondi del PNRR sul dissesto idrogeologico e non approva una norma per contrastare il consumo di suolo.

Le perdite in termini di vite umane cresce, l’impatto sull’economia è oltremodo significativo, quello dei benefici che il capitale naturale offre agli esseri umani – come materie prime, stoccaggio del carbonio, regolazione del clima – costa all’Italia (secondo le valutazioni dell’ISPRA) 9 miliardi di euro ogni anno.
Nonostante ciò e quanto abbiamo dovuto spendere (oltre 13,8 miliardi negli ultimi dieci anni) per la gestione delle emergenze meteo-climatiche, il nostro Paese non si è ancora dotato di una legge sul consumo di suolo e, secondo il Rapporto Ance-Cresme pubblicato a fine novembre 2023 – il Governo Meloni ha tagliato i fondi per il rischio idrogeologico passati, con la rimodulazione del PNRR da 2,5 miliardi di euro a 1,53 miliardi complessivi, di cui 1,2 mld destinati all’alluvione dell’Emilia Romagna.

In un articolo di Rita Plantera apparso sul quotidiano Domani il 13 febbraio scorso, la Presidente dell’Associazione Nuove Ri-Generazioni, Rossella Muroni (prima firmataria nel 2018 della proposta di legge per fermare il consumo di suolo) sottolinea come “Di una legge per contrastare il consumo di suolo si parla da almeno tre legislature” eppure, nonostante sia un tema molto dibattuto, non trova compimento in quanto in molti pensano che frenerebbe l’economia legata all’edilizia. Ma non capiscono che l’edilizia di oggi e del futuro è legata soprattutto all’efficientamento energetico, al miglioramento della qualità abitativa, alla rigenerazione non certo al nuovo consumo di suolo“.
Eppure – continua Muroni – “abbiamo bisogno di porre un limite all’impermeabilizzazione e di portare avanti il monitoraggio del fenomeno, insieme a misure per la tutela e la valorizzazione del suolo agricolo e dell’agricoltura mediterranea“. Un tema particolarmente scottante in un periodo di proteste da parte degli agricoltori in tutta Europa.

Neppure a livello europeo si è riusciti a dotarsi di una direttiva sul suolo e con l’avanzare delle destre in molti Paesi e alle soglie del voto europeo il rischio che si andrà in una direzione contraria a quella auspicata è sempre più presente.
Ma una cosa è ben chiara – conclude l’articolo – la risposta “alla crisi climatica e ai danni della perdita di suolo non può essere un parchwork di norme regionali. Ma leggi nazionali, che diano la bussola. A cominciare da quelle sul suolo e sul governo del territorio. E fuori da una logica di emergenza“.

In altre parole è necessario intervenire con maggiore efficacia sulla prevenzione: leggi come quelle citate nell’articolo non sono dunque più rinviabili.

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