ARSENALE: APPROVATO UN PIANO FRAGILE

L’unico aspetto positivo del piano per l’Arsenale approvato a maggioranza ieri sera in Consiglio comunale è che finalmente partiranno i lavori per la messa in sicurezza e il recupero di questo patrimonio storico-architettonico. Per questo ieri sera come minoranza ci siamo astenuti e non abbiamo votato contro alla proposta dell’amministrazione. Il piano predisposto resta tuttavia estremamente fragile e in gran parte campato in aria. 
Innanzitutto occorre osservare che i soldi sono assicurati soltanto per le opere previste fino al 2021, dunque per un parte della Corte Centrale, dove dovrebbero trovare luogo gli spazi per giovani e famiglie, e per il recupero di altri edifici “polifunzionali”. Da quella data in avanti si parla di mere ipotesi che non trovano copertura nemmeno sulla carta. Interventi per ben 15,9 milioni sono rimasti fuori dal piano triennale delle opere 2019-2021. Questo significa che opere fondamentali come la riqualificazione degli spazi pubblici all’aperto e la ristrutturazione degli spazi museali verranno molto probabilmente scaricate sulla successiva amministrazione comunale e che l’Arsenale ritornerà fruibile molto dopo il 2024. 
Non solo: è fantascientifico pensare che entro il 2020 il Comune riesca a vendere Palazzo Montanari per la cifra preventivata di 10 milioni di euro e a realizzare la nuova Accademia di Belle Arti. Soltanto i tempi tecnici della variante urbanistica occuperanno più tempo. Ricordo poi che palazzo Pompei venne messo in vendita a 20 milioni di euro ma in dieci anni arrivò una sola offerta da 6 milioni. 
Altra previsione borderline è quella di raccogliere 7 milioni dalle concessioni commerciali per realizzare entro il 2021 la foresteria e i ristoranti. 
In definitiva, dei 34 milioni che il Comune si è impegnato a tirare fuori di tasca propria, ne ballano più della metà, mentre gli altri sono assai fumosi. Questo senza contare gli inevitabili imprevisti della bonifica bellica e ambientale (per cui sono previsti soltanto 85 mila euro) che emergeranno soltanto quando si affonderà nel terreno la prima benna. 
E’ chiaro come il sole che parliamo di un piano raffazzonato e deludente anche sotto l’aspetto delle destinazioni d’uso. Come sinistra avremmo preferito il museo di storia naturale, ma di fronte abbiamo un’amministrazione incapace di ragionare sul futuro della città 

Condividi