LA CORTE DEI CONTI TORNA A BACCHETTARE IL COMUNE DI VERONA

Con delibera del 10 maggio 2018, resa pubblica in questi giorni, la Corte dei Conti è tornata ad occuparsi del Comune di Verona con una serie di rilievi sul rendiconto di gestione 2015 e sul bilancio di previsione 2016-2018 con conseguenze ancora del tutto attuali. In primo luogo i giudici contabili tornano sulla necessità di risolvere la partita del traforo delle Torricelle, per cui si è in attesa della sentenza “definitiva” della Consiglio di Stato sull’appello promosso da Technital. In secondo luogo, i giudici insistono, come già avevano fatto in passato, sul “basso grado di realizzo dell’evasione tributaria”.
Ma nel mirino c’è anche e soprattutto una serie di partecipazioni fonte di debiti fuori bilancio e di continue perdite per le quali la Corte chiede la costituzione di un “fondo perdite societarie” onde evitare che la situazione sfugga di mano all’ente.

Si fotografa la situazione dell’aeroporto Catullo che, come il sottoscritto sottolinea da anni, continua a riportare perdite malgrado le promesse di rilancio e di investimenti. Negli anni presi in considerazione dalla Corte il Catullo ha prodotto utili per soli 300 mila euro e debiti per ben 8,7 milioni. Di qui la necessità della dismissione di Aerogest, società attraverso la quale il Comune controlla le sue quote del Catullo, che non è ancora avvenuta per l’opposizione della Provincia di Trento.
Si mettono inoltre in luce le perdite prodotte dalla Società Ponte Aleardi, dall’Agec, dall’Ente autonomo Magazzini Generali e della Fondazione Bentegodi e da una serie di partecipazioni di secondo, terzo e quarto livello che, secondo i giudici, gli attuali strumenti contabili non consentono di monitorare adeguatamente.

“Quanto agli ulteriori 18 organismi partecipati dall’Ente in via indiretta – scrive la Corte – molti dei quali in perdita (anche per valori importanti) e di cui ben 10 presentavano un deterioramento del Capitale Sociale, si chiedevano chiarimenti soprattutto con riguardo all’apparente mancanza di accantonamenti, inerzia che potrebbe esporre il Comune a potenziali fattori di rischio esogeni”. Di qui il sollecito a costituire un fondo per le perdite societarie, a cui il Comune non ha ancora provveduto.

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