PARCHI CITTADINI: BASTA MANFRINE, SI APPROVINO I PIANI DI GESTIONE

Fa piacere che l’assessore all’Urbanistica scopra angoli nuovi del patrimonio storico-architettonico cittadino, tuttavia per valorizzare il Parco delle Mura non occorre il gruppo di lavoro che Segala ha ventilato alla Muralonga, occorre soltanto che l’amministrazione si schiarisca le idee e dica che cosa vuole fare del sistema dei parchi cittadini. Il Parco delle Mura, quello dell’Adige e il Parco della Collina sono stati istituiti nel 2007 ma da allora nessuna amministrazione si è decisa a portarli a compimento. Ricordo che in sede di linee programmatiche e di bilancio preventivo 2018, anche l’attuale amministrazione ha deciso di bocciare tutti gli emendamenti (quasi tutti miei) che l’avrebbero impegnata ad approvarne il piano di gestione e il piano ambientale dei parchi.

Certo la giunta può sempre cambiare idea e andare avanti in autonomia, tuttavia visto i tempi biblici registrati finora, non credo sia chiaro che senza i piani di gestione i parchi sono destinati a rimanere sulla carta: non possono accedere a finanziamenti europei, pubblici o privati; non possono giocarsi la carta del brand esclusivo utile a sollecitare l’attenzione di potenziali investitori (ad esempio aziende agricole nel Parco dell’Adige); senza contare che saranno continuamente soggetti ad appetiti speculativi come dimostra la questione dei finti annessi rustici inserita in Variante 23 su cui l’amministrazione dovrebbe peraltro esprimersi proprio in questi giorni.

A questo punto è allora lecito chiedere di finirla con le manfrine, anche perché non c’è nulla da inventare: in tutti questi anni di immobilismo la politica è stata ampiamente superata dalla società civile che nel disinteresse delle varie amministrazioni ha saputo mettere in piedi mirabili esempi di recupero di mura, forti e valli, ad esempio la Batteria di Scarpa, sistemata con un finanziamento della Fondazione Cariverona su impulso del Comitato del Verde e di Legambiente. Ma si deve citare anche il lavoro fatto dagli scout a San Giorgio o il recupero di Rondella della Grotta in zona Torricelle e della rondella di San Zeno in Monte sempre a cura del Comitato del Verde e di Legambiente. O ancora la pulizia del Vallo di Cangrande sul versante orientale della cinta magistrale.

Ovviamente il Comune non è stato estraneo o spettatore passivo, ma finora ha sempre abdicato al ruolo di regista che gli competerebbe. Basti dire che è toccato a Legambiente prendere in gestione l’area verde nei pressi di Ponte San Francesco direttamente dal Demanio pagando un canone di concessione mentre da anni si attende che il Comune chieda in gestione pezzi di patrimonio di grande valore, a partire dalla famigerata Seconda Torre Massimiliana e da Forte Procolo…

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