URBANISTICA BLOCCATA PER MANCATO ADEGUAMENTO ALLA LEGGE REGIONALE n. 14/2017: ECCO LA VERITA’ SULLA VARIANTE 29

Perché mettere in cantiere la Variante 29 quando Segala e soci non hanno ancora chiuso la partita delle schede norma Variante 23 Bis da riapprovare e non hanno ancora messo mano alla Variante numero 24 ereditata dalla precedente amministrazione? Perché tanta confusione e tanta fretta? Perché tanta enfasi, tutta all’improvviso, sulla tutela del suolo quando nella Variante 23 bis non si erano fatti scrupoli ad approvare schede norma che andavano ad edificare aree agricole?

La risposta, molto semplice, verificata con uffici ed esperti, è che il Comune di Verona attualmente è fuori legge. Non ha mai recepito le (pur blande) indicazioni della Legge Regionale 14/2017 contro il consumo del suolo, il cui termine era scaduto il 31 dicembre 2019 e poi ulteriormente prorogato al 30 settembre 2020. Fintanto che non lo farà non potrà approvare nessun’altra Variante al PAT e la stessa riadozione della Variante 23 Bis (per la parte delle schede norma che i consiglieri di maggioranza avevano aggiunto mediante propri emendamenti) è bloccata.

Altro, quindi che sburocratizzare, Segala e Sboarina sono i primi responsabili degli stalli amministrativi lamentati dai costruttori (con cui l’amministrazione parla in esclusiva trascurando le richieste degli altri cittadini, delle associazioni ambientaliste, del volontariato e delle altre forze economiche e sociali ). Nel 2017 avevano promesso di chiudere la Variante 23 Bis in 6 mesi invece ci hanno messo 3 anni.

Ecco dunque spiegato anche l’abnorme uso degli strumenti di urbanistica in deroga, e il fatto che sia lo stesso assessore all’urbanistica (fatto più unico che raro, soprattutto se viene da un ex presidente di ordine professionale) a suggerire ai privati il ricorso alle scorciatoie come lo “Sblocca Italia”.

Mentre spiegano ai costruttori come aggirare i loro pasticci, Segala e Sboarina piangono lacrime di coccodrillo sul suolo consumato: con la decisione di portare avanti la Variante 23 di Tosi si sono tirati dietro anche il PAT truccato da dati falsi sulla superficie del territorio comunale (198,744 kmq anzichè il dato sovrastimato di 206,641 kmq) e quindi sulle superfici agricole trasformabili.

Secondo i nostri calcoli, dettagliatamente illustrati in diffide ed esposti, le aree della città soggette a trasformazione edilizia non potevano superare i 6-700 mila metri quadri, mentre il PAT prevedeva trasformazioni per 1,6 milioni di metri quadrati. Balla dunque la bella cifra di circa 1 milione di metri quadrati di aree potenzialmente edificabili che a 200 euro al metro quadrato di valore medio, formano un piatto da 200 milioni di euro regalato alla speculazione edilizia da parte di entrambe le amministrazioni, quella Tosi-Giacino e quella Sboarina-Segala.

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