FILOBUS, RUMORE DI SPECCHI, SI ABBIA IL CORAGGIO DI DIRE LE COSE COME STANNO

Sulla reale situazione del filobus si sente soltanto un grande stridore di specchi, sia da parte delle non meglio qualificate “fonti interne ad Amt”, sia da parte dell’assessore Zanotto che, pur essendo l’unico disposto a metterci la faccia, fornisce delle spiegazioni che francamente non spiegano nulla.

In primo luogo quello del bilancio è un falso problema. La settimana scorsa abbiamo approvato il bilancio Previsionale 2020 che non c’entra nulla con il Bilancio 2019 da cui il Comune avrebbe dovuto trarre i soldi da dare ad Amt per l’anno 2019.

Il Comune non sta facendo la carità ad Amt, sta onorando una convenzione che lo impegna a corrispondere annualmente la cifra di 3 milioni di euro fin dall’inizio della fase di costruzione dell’opera. Perché non ha pagato la quota del 2019? E quando pagherà quella del 2020?

Comune e Amt fanno il pesce in barile anche sulla durata Pef, facendo finta di non sapere che valore del Piano non corrisponde ai 143 milioni di euro, che è solo il costo dell’opera, ma supera i 200 milioni di euro, necessari a garantire il ricambio dei mezzi dal 21° anno.

Dimezzare la durata del piano significa ridurre il filobus ad un’opera usa-e-getta, il che sarebbe inconcepibile visto i disagi che sta comportando in ogni parte della città.

Non sappiamo se Sboarina e Zanotto prendono ordini da Scalzotto, ma l’ordine di dimezzare il piano viene dal Comune, non dalla Provincia: “L’attuale revisione (del Pef), in particolare, acquisisce” tra le altre cose la volontà del Comune di Verona di ridurre a 20 anni il termine di riferimento della Convenzione e, conseguentemente, del Piano Economico-Finanziario, non considerando allo stato attuale alcuna ipotesi legata al rinnovo dei mezzi al 21° anno di esercizio”.

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