Il
nuovo Piano (si fa per dire) fa seguito al Piano Regionale dei
trasporti del 1990 (meglio non definire piano la verniciatura
dell’esistente voluta dalla Giunta regionale nel 2005) per cui
siamo convinti che dopo 30 anni sia indispensabile approvare un
nuovo
impegno strategico nel settore.
Bisogna
partire dal vecchio piano 1990, dalle tante cose non fatte che
comprendono molte partite decisive per il benessere dei
cittadini: il
biglietto unico per il trasporto pubblico regionale; la
realizzazione
del sistema ferroviario metropolitano regionale (SFMR) …
Ad
oggi nessuno è in grado di capire realmente se un giorno, anche
lontano, potremo disporre di una qualche soluzione smart per il
titolo di viaggio visto che viene offerto un servizio scadente
di
titoli cartacei diverso per ogni singola azienda di trasporto
pubblico e persino diverso per tratta dentro la stessa azienda.
Non
se la passa meglio l’abbandono del SFMR (mai arrivato a
Verona e
Vicenza) che è la dimostrazione concreta che si è
preferito
finanziare e sostenere altre modalità di sviluppo in luogo del
trasporto collettivo di massa fatto da nuove linee ferroviarie,
più
servizi capillari anche ai centri minori e ai nodi della rete
regionale, più stazioni e più treni con maggiore qualità a bordo
e
a terra. La dimostrazione della ritirata strategica della
Regione
Veneto sul trasporto ferroviario è poi la decisione di
abbandonare
la gestione dopo la disastrosa esperienza di Sistemi
Territoriali Spa
al servizio dei pendolari del basso veneto.
Il
nuovo piano non cambia l’approccio del modello e del
baricentro
dello sviluppo veneto cui i trasporti devono servire.
Ancora un modello economico basato su capannoni e strade.
Mancano
negli obiettivi fondamentali scelte nette a favore dell’ambiente
e
della lotta ai due più gravi mali odierni: il gigantismo e il
consumismo.
Troppa
continuità con il recente passato dove le opere certe da
realizzare
sono sempre e ancora le “grandi opere”. Dalla rete autostradale
da estendere in ogni direzione al Treno ad Alta velocità (TAV)
lungo
le due direttrici T-EN 1 e 5 (Nord Verona Brennero e est-ovest
Brescia- Padova).
Nel
piano si privilegia ancora il trasporto autostradale e stradale
con
il completamento del mostruoso piano di opere del 1990. Tante
strade
a pagamento, tanto costose per le casse pubbliche e l’utenza,
con
la replica del modello della finanza di progetto all’infinito. E
questo nonostante quello che è successo in questi anni tra
scandali
tra corruzione e illegalità (sottofondi stradali e
massicciate
ferroviarie piene di rifiuti tossici) e sprechi (autostrade
inutili e
sovradimensionate (Valdastico sud, Pedemontana
veneta).
Il concetto vale pure per il TAV perché si vuole, senza
avvertire
contraddizioni, alta velocità sull’asse Milano- Venezia e
fermate
ogni 40 chilometri lungo la linea. Di certo serve una maggiore
capacità ferroviaria e un ridimensionamento della spesa non
fosse
altro che la velocità commerciale dei 220 chilometri l’ora è
sufficiente per i passeggeri che salgono e scendono a Bergamo,
Brescia, Lago di Garda (la nuova stazione al vaglio della
politica),
Verona, Vicenza, Padova, Mestre.
Un
diverso piano e possibile e necessario.
Si dovrebbe puntare a estendere la rete ferroviaria
ingiustamente
chiamata minore che collega tutti i centri della regione tra
loro con
servizi affidabili, capillari e frequenti che permettano il
completamento reale delle 4 fasi del SFMR.
Il
piano si ferma poi alle periferie delle nostre città mentre si
dovrebbe introitare l’impegno per una nuova offerta al servizio
dell’area metropolitana fatta dallo sviluppo celere di mezzi e
servizi innovativi di massa. Ridurre l’uso dell’auto privata è
possibile offrendo una gamma di servizi comodi, funzionali,
affidabili negli spostamenti quotidiani. In questi decenni si è
fatto veramente troppo poco su questa strada: uniche eccezioni
sia
pure con tanti limiti i metrobus di Padova e Mestre. Ogni
cosa non fatta ha un prezzo: pessima qualità dell’aria,
pessima
velocità commerciale, costo economico e sociale elevato da
congestione da traffico.
Non
c’è più tempo da perdere né spazio da sfruttare nel
Veneto e a Verona.