UN PUMS CHIAMATO DESIDERIO, MENTRE VERONA E’ SEMPRE PIU’ INQUINATA

L’organizzazione della mobilità urbana e territoriale è uno degli aspetti fondamentali per il futuro di Verona e per la salubrità dell’aria (sono 19 anni che Verona supera il limite di legge del Pm10).

Nel 2020 i primi 3 giorni dell’anno hanno già visto il superamento dei limiti di legge (nel 2019 il superamento è avvenuto per 59 giorni rispetto ai 35 consentiti dalla legge).

Lo strumento fondamentale per fare finalmente delle scelte verso la mobilità sostenibile anche a Verona è il PUMS (Piano Urbano della Mobilità Sostenibile) e solo pochi mesi fa (era il 18 settembre 2019) il vicesindaco Luca Zanotto annunciava: “in dirittura d’arrivo il PUMS, in anticipo rispetto alla tabella di marcia il documento sta per essere completato e portato all’esame della giunta”.

Ad oggi però la documentazione del PUMS risulta ancora incompleta, costringendo la Regione a sospendere la commissione tecnica VAS e gli uffici comunali a prorogare fino al 19 giugno 2020. Proroga giusta? Difficile (o drammatico?) credere che né i tecnici incaricati né gli Uffici Comunali, anche a seguito dell’interlocuzione con la Regione citata tra gli incontri svolti, fossero all’oscuro di quali sono i termini della procedura di VAS codificata dalla norma.

Di chi sono le responsabilità dei ritardi? La determina di proroga del Comune di Verona parla chiaro: il 25 settembre scorso, Sintagma, la ditta incaricata di redigere il piano, ha presentato i documenti preliminari. Contestualmente la Regione ha rilevato la mancata adozione della VAS da parte della giunta comunale la quale non ha nemmeno fornito i necessari pareri delle Autorità Ambientali. La richiesta di pareri è partita soltanto il 9 ottobre 2019 ma il termine di 30 giorni per la risposta è spirato senza che pervenisse alcuna osservazione. Soltanto il 20 Dicembre 2019 la giunta si è riunita per adottare i documenti preliminari pronti dal 25 Settembre.

Tra l’altro non c’è alcuna certezza che il nuovo termine del 19 giugno 2020 venga rispettato, tanto più se si considera che in un anno di lavoro si è prodotto unicamente un documento di raccolta di dati su stato attuale e interventi già programmati. Si legge infatti in determina: “la suddetta documentazione verrà prontamente trasmessa alla Regione Veneto per il proseguo del procedimento di VAS la cui tempistica non in questo momento quantificabile non essendo dipendente dalla scrivente Amministrazione”.

Dall’analisi dei documenti consegnati per la redazione del PUMS possiamo dire che:

  • l’elenco delle “possibili” azioni previste dal PUMS è totalmente sconclusionato e pone allo stesso livello (senza spiegare cosa indicano “titoli” come Verona “città sicura” o “città turistica”) azioni vere, titoli vuoti, strategie, indicatori; peraltro sono completamente assenti temi rilevanti per un piano strategico come il PUMS quali ad esempio la “governance” e la gestione coordinata della mobilità veronese;
  • gli impatti “ambientali” sembrano non incidere sulle componenti aria ed energia, liquidate in poche righe nel Rapporto Ambientale preliminare, quando invece dovrebbe essere rimarcata la capacità delle azioni del PUMS di intervenire in maniera molto forte sulla situazione già grave e inquinata della nostra città, a partire da una decisa variazione del modo di spostarsi (modal split);
  • non vengono indicati obiettivi specifici da raggiungere per il PUMS di Verona, che né in chiusura del documento sui dati, né nel Rapporto Ambientale preliminare li prende in considerazione, come sarebbe invece da attendersi dalla chiusura della fase conoscitiva e del quadro diagnostico;
  • mancano, come vorrebbero le Linee Guida ministeriali per la stesura dei PUMS, gli indicatori sullo stato attuale, che dovrebbero servire poi a definire che variazioni da attendersi dallo scenario di progetto del PUMS ed a monitorarli nel tempo;
  • viene utilizzato lo studio viabilistico di Verona Sud predisposto dalla Fiera per il Piano degli Interventi e per il PUMS, documento mai validato dagli uffici comunali;
  • si parla di un approfondimento allo studio per il Traforino: in realtà, come da accesso agli atti, non risulta essere stato dato alcun incarico;
  • vengono indicati i parcheggi scambiatori per il filobus a Verona Est e a Ca’ di Cozzi, ma ad oggi non esistono e non sono progettati;
  • viene accettato come un dato di fatto che la Fiera possa liberamente aumentare la dotazione di parcheggi per le proprie manifestazioni. Ma allora cosa serve il futuro parcheggio scambiatore alla Genovesa?
  • nessun approfondimento sulle gravi criticità del traffico in alcune zone di Verona. Ad esempio sono escluse dalle analisi le circonvallazioni interne ed esterne, solo per fare alcuni esempi macroscopici;
  • nel Documento Preliminare VAS (striminzito, solo 8 facciate + una tabella) non si integrano le future scelte del PUMS con le previsioni urbanistiche del Piano degli Interventi (con le sue 23 Varianti) che grazie agli Accordi di Programma e Pubblico-Privato ha pesantemente modificato le previsioni del PAT;
  • il Piano della Sosta risale al 1999 (sic) e non parla del Quartiere Stadio;
  • viene citato come vigente il Piano di Bacino del Trasporto Pubblico Locale 2018. In realtà non esiste, si tratta di un semplice “Documento di indirizzo del Piano di Bacino”;
  • Per il Bike-sharing, le ciclostazioni (22+15 future), interessano quasi esclusivamente il Centro storico e la stazione di Porta Nuova, lasciando scoperti molti quartieri.

Queste sono solo alcune delle tante incongruenze che abbiamo rilevato nei documenti presentati per la redazione del PUMS di Verona.

I problemi di Verona a livello di mobilità sono così noti che le soluzioni sono più conosciute dei Dieci Comandamenti (e altrettanto poco rispettate): disincentivare il traffico motorizzato privato, potenziare il trasporto pubblico, la ciclabilità, estendere le ZTL e le pedonalizzazioni anche nei quartieri. Sono interventi che la città attende da più di vent’anni.

Il modo con cui, invece, si è affrontato il PUMS la dice lunga sulla reale volontà politica di attuare le riforme di mobilità necessarie ad una città che, come dimostrano i dati, è sempre più inquinata e sempre più caotica.

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