FILOBUS: UNA STRADA SEMPRE PIÙ IN SALITA – Le osservazioni della Provincia sul Pef fanno emergere numerosi punti di debolezza

Voci di costo sottostimate, previsioni di incremento dei ricavi “difficilmente intelleggibili”, previsioni di contribuzione pubblica “extra” tutt’altro che sicure. L’eco delle picconate che i tecnici della Provincia, in veste di Ente di governo del trasporto pubblico, hanno sferrato al Piano economico finanziario della filovia nel parere consegnato a fine dello scorso ottobre, dovrebbero svegliare anche i più distratti e duri d’orecchio. Eppure non penetrano il muro di gomma di Palazzo Barbieri che, ad oggi, sabato 30 novembre, non risulta aver risposto a nessuna delle obiezioni sollevate.

Le conclusioni della Provincia non lasciano scampo ad Amt e al Comune di Verona, infatti, viene scritto: “… infine, in termini generali, è particolarmente preoccupante lo scenario di medio-lungo periodo prefigurato al paragrafo 4.3 del secondo documento proposto dove si prevede espressamente l’esigenza di aumentare la contribuzione pubblica (più contributi nazionali-regionali o trasferimenti dei servizi tradizionali alla filovia) e/o aumentare le tariffe agli utenti …”.

Una cosa che appare certa è che il Pef del filobus dovrà essere riarticolato, o sdoppiato in due documenti distinti, distinguendo nettamente l’aspetto della sostenibilità della fase di costruzione dell’infrastruttura da quello della sostenibilità della sua gestione. Il Pef inviato da Palazzo Barbieri ai Palazzi Scaligeri adotta infatti un orizzonte temporale unitario di 40 anni. Ma nel caso in cui la gestione del filobus venisse messa a bando, l’affidamento, stando alle leggi vigenti, non potrebbe superare la durata di 10 anni. Tale scansione temporale è stata semplicemente ignorata da Comune e Amt.

Un altro aspetto fondamentale clamorosamente ignorato sono i parcheggi scambiatori: come noi continuiamo a ripetere da anni, è pur vero che essi non sono compresi nel finanziamento statale e quindi nel progetto filobus strettamente inteso, si dà il caso tuttavia che senza di essi la filovia non potrà mai entrare in funzione, pertanto non possono considerarsi un problema secondario. Comune e Amt preferiscono però ignorarlo.

Il corrispettivo di disponibilità che il gestore del filobus sarà chiamato a pagare ad Amt, mostra un preoccupante andamento esponenziale, principalmente legato alla necessità di prevedere il completo rinnovo del parco mezzi dopo i primi 20 anni: 1,9 milioni annui nel 2022 (data entro la quale dovranno essere terminati i lavori); 2,2 milioni nel 2032; 4,3 milioni nel 2042 e ben 5,2 milioni annui nel 2061.

Per mantenere l’equilibrio, i ricavi dovranno muoversi con la stessa dinamica ma, per tenere il passo, il Pef è costretto a prevede un sostanzioso aumento del contributo chilometrico regionale che i tecnici della Provincia ritengono poco probabile. Anzi si fa notare che la Regione ha sempre mostrato la volontà di “mantenere fisso il corrispettivo chilometrico assegnato ad ogni bacino”. Il rischio concreto, paventato dalla Provincia, è che i costi crescenti del filobus finiscano per mangiarsi parte della risorse destinate ai bus, con conseguente depotenziamento del sistema di trasporto pubblico locale.

Le conclusioni della Provincia dovrebbero far riflettere: nelle condizioni date, “il Pef proposto risulta compatibile con le risorse disponibili fino al 14° anno, cioè fino al 2035”.

La soluzione alternativa sarebbe, ovviamente, aumentare il costo del biglietto.

Sempre da parte della Provincia vengono inoltre esposti dei dubbi sulla previsione, contenuta nel Pef, che l’utenza del filobus possa crescere in modo lento ma costante nonché su alcune voci di costo come ad esempio l’incidenza dei chilometri percorsi improduttivamente per riportare in deposito i mezzi.

Al quadro preoccupante disegnato dalla Provincia andrebbero poi aggiunte le preoccupazioni sui gravissimi ritardi con cui stanno procedendo i lavori di realizzazione del filobus, che non sarà certamente ultimato ed in esercizio entro il gennaio 2022.

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