TUTTE LE BUFALE DEL NUOVO STADIO

La proposta di delibera per la dichiarazione di pubblico interesse relativa al progetto del nuovo stadio che l’amministrazione si accinge a portare in Consiglio fa giustizia di tante falsità e bufale propagandate in questi mesi dal Sindaco e dal resto dell’amministrazione.

1- Innanzitutto le superfici commerciali: altro che “7 negozi”, la proposta di delibera parla di 2.484 mq (oltre agli 11 mila di alberghi) destinati ad “usi commerciali – strutture di vendita medio grandi” che dovranno essere sottoposti a valutazione di impatto ambientale e soprattutto dovranno essere “creati” ex novo in quanto non previsti né dal Pat né dal Piano degli interventi. Ecco come si è espressa a tale proposito la Provincia di Verona:

Il nuovo stadio concepito come pluralità di funzioni e destinazioni d’uso, sportive ed extra-sportive, non è compatibile con le attuali norme del Piano limitatamente per la struttura alberghiera e commerciale (medie strutture di vendita con superficie di vendita superiore a 1.500 mq) . L’approvazione in conferenza dei servizi costituisce variante al Piano degli Interventi e comporta obbligo di localizzazione mediante variante. Inoltre data la conformazione del progetto anche in forma di centro commerciale dovrà essere sottoposto a verifica di assoggettabilità a VIA. Si precisa che la Variante al PI dovrà essere assoggettata a verifica a VAS.

2- Il ruolo del Chievo. Dopo averci fatto credere che il suo apporto non fosse indispensabile, si scopre che “nel PEF sono stati inclusi anche i ricavi da “Premium seats” del Chievo”. La strategia vera non è quindi convincerlo ma costringerlo. Ecco come si esprime nel merito il Pef: “Anche se non è ancora ufficialmente coinvolto nella proposta, si presuppone che ci siano alte probabilità di addivenire ad un accordo di utilizzo anche da parte del Chievo. Anche in assenza di accordo, il proponente sarà disponibile a realizzare l’investimento individuando forme di ricavo sostitutive”.

3- La sostenibilità socio-ambientale e l’impatto sul quartiere. Sboarina e soci non hanno la benché minima idea della mole di traffico che una struttura simile, espressamente pensata per essere “attiva sette giorni su sette”, dotato di un simile ed inedito mix di funzioni sportive, extrasportive, commerciali e ricettive, potrebbe generare sul povero quartiere Stadio. Sempre la Provincia, infatti, prescrive che

il progetto definitivo venga accompagnato da uno studio del traffico approfondito che, a differenza di quello preliminare presentato, consideri e analizzi gli indotti viabilistici legati non solo alle attività sportive ma anche a tutte le differenti attività e funzioni che si concentreranno nella medesima struttura sia in concomitanza degli eventi calcistici e sportivi in genere, sia in maniera autonoma nell’arco dell’anno”.

Come fanno i venditori di fumo, anche questa amministrazione si limita a scansare il problema. Una delle poche cose certe è che ci sarà la Valutazione di impatto ambientale. Ancora la provincia scrive:

dal punto di vista della tutela ambientale l’opera è soggetta a procedure di Valutazione di Impatto Ambientale tenendo conto che la struttura ospiterà un parcheggio pubblico di uso pubblico con capacità superiore a 500 posti auto, un centro commerciale, un hotel superiore a 25.000 mc e che l’intervento comporterà il riassetto di un’area urbana cn superficie superiore ai 10 ettari”.

4 – La sostenibilità economica. E’ semplicemente impossibile, per i tecnici del Comune, capire se questo progetto sia sostenibile o meno. Ricavi sovrastimati, voci di costo assolutamente carenti e incomplete: siamo di fronte all’ennesimo project privo di presupposti, nato da un bisogno fittizio indotto dalla politica, e sottratto ad una valutazione obiettiva. Anche dopo le integrazioni richieste alle società proponenti, e giunti ormai alla terza riscrittura del Pef, la lista delle criticità finanziarie evidenziate dal dirigente responsabile delle finanze comunali resta lunghissima. “Il nuovo documento denominato Piano Economico Finanziario – scrive il dirigente rifiutandosi perfino di chiamarlo Pef – recante le integrazioni richieste, non presenta ancora i contenuti minimi adeguati per una valutazione dell’investimento”. Per dare un’idea di quanto siano sprovveduti Sboarina e compagni, basti dire che non si sono neanche preoccupati che il Pef contenesse indicazione delle tasse comunali che i proponenti dovrebbero pagare al Comune. Scrive infatti il dirigente di settore: “Per i costi manca l’indicazione dei tributi Imu, Tasi e Tari in capo alla società concessionaria”. Ma chi ce li ha mandati, questi?

5 – La convenienza del Comune. Al di là della propaganda, i tecnici comunali non sono ancora in grado di valutare se il progetto sia o meno vantaggioso per il Comune. Cedere il diritto di superficie per i 40 anni come richiesto dal Pef corrisponde ad un controvalore stimato in prima approssimazione ad una trentina di milioni di euro. Ma che cosa riceverebbe il Comune alla fine di questo lungo lasso di tempo? Così scrivono gli uffici con riferimento alla questione della cessione del diritto di superficie per 40 anni:

Il documento allegato al p.e.f. non prevede alcuna somma da corrispondere al Comune a tale titolo “stimando preliminarmente che il valore del diritto di superficie non sia eccedente il valore delle opere realizzate e che il prezzo della cessione del diritto di superficie sarà corrisposto mediante il pagamento di quanto necessario alla demolizione e ricostruzione dello stadio quindi mediante la retrocessione del bene realizzato al termine del diritto di superficie concesso”. Tale impostazione può essere accettata soltanto in considerazione dell’attuale fase preliminare della procedura. Il documento conclusivo che verrà prodotto insieme al progetto definitivo e la relativa convenzione potranno invece prevedere il riconoscimento di un importo a favore del Comune da determinarsi in base alle valutazioni che verranno effettuate in tale fase”.

La favoletta raccontata da Sboarina, secondo il quale dovremmo ringraziare i proponenti perché ci danno uno stadio nuovo, è dunque una balla colossale che non sta in piedi dal punto di vista amministrativo.

6 – L’eliminazione dello stadio provvisorio. E’ interessante anche notare che la ragione di fondo per cui l’amministrazione non vuole realizzare lo stadio provvisorio è che non saprebbe dove ricollocare la comunità di sinti che occupano, in gran parte con tutte le carte in regola, una parte del Piazzale Atleti Azzurri d’Italia dove cadrebbe la struttura provvisoria da 16 mila posti.

In definitiva, quella che questa amministrazione si accinge a portare in Consiglio comunale, non è una proposta di delibera ma un atto di fede. Tanto più che il Pef, già incomprensibile ai dirigenti, è stato escluso dalla documentazione visionabile dai consiglieri comunali. L’amministrazione tratta i consiglieri come dei gonzi pretendendo che votino per un pef che non possono nemmeno leggere e che autorizza una società a fare i propri affari senza nemmeno mettere in preventivo il pagamento delle tasse comunali.

Su sedici pagine di delibera, ben dieci sono dedicate ad elencare tutti i distinguo dei tecnici comunali rispetto ad una proposta carente sotto tutti i punti di vista: economico, viabilistico, urbanistico, ambientale. E’ vero che la legge “speciale” sugli stadi consente di portare in Consiglio una simile porcheria ma, come dicevano le mamme di una volta ai figli un po’ duri di comprendonio, “se la legge ti dice di buttarti nel fosso, tu ti ci butti?”…

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