Se
manca la “testa pubblica” il “concorso di idee” per la
valorizzazione del Parco delle Mura e dei Forti, che scadrà a fine
settembre, altro non è che un richiamo ai capitali privati destinato
a lanciare una pericolosa corsa alla privatizzazione delle mura e dei
forti. I progetti di ristrutturazione portati avanti in autonomia da
associazioni di volontariato si contano sulle dita di una mano e,
come accaduto per la Batteria di Scarpa, poggiano comunque sulla
disponibilità di capitali pubblici. E’ dunque inquietante che il
Comune lanci l’appello ad “osare” e a “fare di più”
senza specificare la “cornice” entro la quale sviluppare la
valorizzazione del parco, anzi, si strizza l’occhio ventilando la
possibilità di accordare cambi di destinazione d’uso nell’ambito
della Variante 29 al Piano degli Interventi.
Deludente, infine,
che l’amministrazione manchi per l’ennesima volta l’occasione
di annunciare la predisposizione del piano ambientale e del piano di
gestione che il Parco delle Mura e dei Forti attende da più di 10
anni. Anche perché, in mancanza di una programmazione pubblica,
diventa molto complicato, se non impossibile, accedere ad eventuali
finanziamenti pubblici, ad esempio i fondi europei.
I
10 chilometri di mura richiedono una decisione del pubblico, in
sinergia con il privato, circa il loro utilizzo. Significa stabilire
cosa debba essere gestito direttamente dal pubblico e cosa invece
gestire in collaborazione con i privati o mettere a disposizione
dell’associazionismo. Occorre, in altre parole, un patto con la
città. La società civile e una parte della politica non si sono mai
tirati indietro. Da parte dell’amministrazione finora abbiamo visto
un sostanziale disinteresse.