CAVA SPEZIALA: RITORNA L’INCUBO DISCARICA

Che ne direste se qualcuno vi proponesse di “riqualificare” un bosco tagliando tutti gli oltre 30 mila alberi cresciuti nel corso degli ultimi 30 anni per farne legna da ardere e appianare i dislivelli imbottendo il terreno di rifiuti “a fine vita” e materiali edilizi di scarto?

Probabilmente niente di buono. Ora però sostituite le parole “bosco”, “legna da ardere” e “rifiuti” rispettivamente con le parole “Cava Speziala”, “biomasse” e “End of Waste”. Avrete così, un poco estremizzato, il nocciolo della proposta ricevuta dal Comune per la “rigenerazione” della ben nota e disgraziata cava dismessa.

Ecco allora come suona: “Rinaturalizzazione e recupero funzionale di un sito oggetto di attività estrattiva attraverso la riconformazione delle scarpate finalizzato alla realizzazione di un’area destinata alla produzione di biomasse dell’area ex Cava Speziala localizzata nel Comune di Verona Frazione S. Massimo”.

Il progetto, presentato come manutenzione straordinaria  il 20/02/2019 dalla solita Area srl con sede in Via Lugagnano, 1P Verona,  individua nelle scarpate troppo ripide (una ventina di metri di dislivello rispetto al fondo della cava) lasciate dall’incontrollata attività di scavo svolta tra il 1975 e il 1987, uno degli ostacoli maggiori al recupero a fini “naturalistici” del sito.

La soluzione per ovviare a questo difetto consisterebbe nel rimodellare le scarpate con l’uso di “terre armate”, in pratica delle griglie di materiale eco-compatibile, in alcune soluzioni commerciali note anche come “ecomuri” o “terre armate”, in modo da portare le pendenze dal 35% attuale ad un più ragionevole valore del 25%. Il nuovo valore della pendenza sarebbe compatibile sia con la piantumazione di nuove specie arboree che adesso non riuscirebbero ad attecchire ma anche, si dice, con la normativa antisismica. Inoltre, a  metà altezza verrebbe creata una “strada” che potrebbe essere utilizzata come pista ciclabile.

La ditta proponente si offre di fare tutto questo lavoro (disboscamento di 84.073 mq di superficie boscata) in cambio del diritto di tagliare tutti gli alberi nel fondo della cava – che verrebbero sostituiti con nuovi alberi – da finalizzare alla produzione di biomassa, cioè per la produzione di energia.

Già così la proposta desta qualche perplessità. Ricordiamo infatti che negli ultimi 30 anni l’ex Cava Speziala è diventata uno dei più grandi boschi urbani di Verona, ufficialmente riconosciuto, esteso per oltre 10 ettari e formato da oltre 30.000 alberi. Sorprende quindi apprendere, sempre dal progetto, che al Settore Forestale di Verona di Piazzale Cadorna sarebbe già stata “avviata la pratica di autorizzazione alla riduzione di superficie forestale per la realizzazione di iniziative edilizie”

Andando però avanti nella lettura del progetto si apprende anche che i lavori, divisi in quattro lotti, durerebbero non meno di tre anni, durante i quali la risagomatura delle scarpate richiederebbe l’apporto di circa 630 mila metri cubi di materiali esterni, che i proponenti individuano in “terre e rocce da scavo, materiale da cava e “End of Waste”. Quest’ultima è una espressione piuttosto fumosa con la quale si indica il rifiuto “a fine vita”.

La criticità di questa movimentazione di rifiuti e materiali di scarto è ben presente ai progettisti che non a caso prescrivono, a carico della committenza, cioè del Comune, l’effettuazione di analisi a campione su base mensile sui materiali in entrata, onde evitare che si importino anche metalli pesanti, pcb (composto organico brevettato dalla Monsanto andato in disuso dagli anni Settanta per sospetta tossicità) e idrocarburi, leggeri e pesanti.

Altro aspetto da non sottovalutare è che tutto questo lavoro comporterebbe la movimentazione di 1.400 metri cubi di materiali al giorno, pari all’incirca a 70 camion al giorno per tre anni che scorrazzano nel quartiere.

La società proponente finge di ignorare che, oltre alle particolarità già indicate nel progetto: Area boscata con vincolo paesaggistico e area di ricarica degli acquiferi ad elevata criticità, il sito rientra anche nelle Aree di connessione naturalistica e “Stepping zone” nella Rete Ecologica comunale del Piano degli Interventi.

Infine il bosco dell’ex Cava Speziala è inserito nella Tavola Programmatica del Piano degli Interventi come parte della “Green Belt”- la cintura verde della città – che è un obiettivo anche dell’attuale Amministrazione Comunale.

Per questo chiediamo che si applichi la Perequazione per l’acquisizione dell’area dell’ex Cava Speziala, da destinare a parco per la città, come hanno chiesto recentemente centinaia di cittadini di S. Massimo e le nostre osservazioni alla Variante 23 al Piano degli Interventi.

In modo da porre finalmente fine a questa telenovela che si trascina da oltre 40 anni!

Naturalmente pensiamo di aver fornito anche sufficienti argomenti all’Amministrazione Comunale per NON prendere in considerazione la proposta di tagliare il bosco della Cava Speziala, respingendo il progetto della società Area srl.

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