IL RITORNO DEL TRAFORO (COME FETICCIO)

Cambiando di nuovo posizione, l’amministrazione Sbaorina, prima ancora di definire il piano del traffico urbano, ha già deciso che il traforo è un’opera prioritaria e che su di essa vanno concentrate tutte le risorse attuali e tutte quelle che si libereranno in futuro, ad esempio con la vendita delle quote azionarie detenute dal Comune nell’autostrada Serenissima A4. 
Molto curioso questo modo di procedere: per qualsiasi altro intervento di mobilità Sboarina e soci affermano che bisogna attendere il Pums, ma sul traforo si sono già fatti la diagnosi e trovato la cura. 
Peccato che dei ventilati contributi dell’A4 e dell’A22 non arriverà un soldo, dal momento che le autostrade non sono enti di beneficenza e finanziano solo collegamenti autostradali mentre quello descritto a parole (ricordiamo che non esiste nessun documento) da Sboarina e Zanotto è un traforo urbano. 
Peccato inoltre che il Pums – come ogni altro studio del traffico redatto negli ultimi 30 anni a Verona – dirà che non servono ulteriore strade, ma più trasporto pubblico e collettivo e più mobilità attiva. 
Siamo insomma alle solite: il traforo è il feticcio di tutte le amministrazioni veronesi dal 2007 ad oggi. Anche contro pareri tecnici e buon senso. 

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