CAVA SPEZIALA: UN FUTURO COME PARCO

E’ questa la richiesta che oltre 300 cittadini di S. Massimo hanno sottoscritto nelle scorse settimane per ottenere, con l’occasione della prossima discussione in Consiglio Comunale della Variante n. 23 al Piano degli Interventi, la destinazione a Parco Urbano dell’ex Cava Speziala, ora bosco planiziale.

Questa raccolta firme rappresenta l’ennesimo capitolo di una vertenza territoriale lunghissima, iniziata decenni fa per iniziativa del locale Comitato di Quartiere, di Suburbana Recuperi e di numerosissimi Gruppi e Associazioni.

Durante l’amministrazione Zanotto si riuscì a frenare gli appetiti speculativi apponendo il vincolo di area boscata sull’ex cava. Ora però è necessario completare l’opera, dando cittadini quanto il quartiere attende da almeno vent’anni.

Ma come dovrebbe fare il Comune? L’ostacolo principale è rappresentato da una scheda norma, prima decaduta e poi resuscitata con il famigerato emendamento 5 Stelle alla Variante 22, che assegna dei diritti di lottizzare a margine del bosco. Più in generale il rischio è che la continua erosione dell’area boschiva faccia decadere i vincoli apposti sotto all’amministrazione Zanotto, attualmente l’unico argine formale alla speculazione.

La nostra proposta è che si usi lo strumento del credito edilizio, previsto dalla legge urbanistica e normato dal PI, per acquisire, da parte del Comune, la proprietà della cava dando in cambio una superficie edificata di 1.800 metri quadri (Sul), come da nostra proposta. Fatto questo non resterebbe che istituire il Parco e finanziarne lo sviluppo. E tutti i quartieri Ovest di Verona avrebbero a disposizione un’area verde di circa 18 ettari, con oltre 30.000 alberi, pari a due volte e mezza il Parco di San Giacomo a Borgo Roma!

Per l’area boscata della ex cava Speziale si ripropone l’originaria destinazione a Servizi di interesse comune, cioè verde urbano – art. 58 delle NTA del Piano di Assetto del Territorio, essendo evidente l’interesse pubblico alla conservazione a verde del sito che appartiene alla rete ecologica comunale, quale area sottoposta a numerosi vincoli (paesaggistico, ricarica degli acquiferi, ecc.).
 

Sarebbe la svolta di una vertenza storica, ed è quello che si aspettano da quasi venti anni i cittadini di San Massimo.

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