PIANO FOLIN: UNA MANO LAVA L’ALTRA

Il Piano Folin per il recupero dell’ex isolato Unicredit è una proposta che guarda più a mettere a reddito gli immobili lasciati liberi da Unicredit che a riqualificare la città. Basta dare uno sguardo alle destinazioni d’uso previste nei 7 palazzi coinvolti per capire che non c’è stato nemmeno il tentativo di armonizzare gli interventi proposti con il contesto urbanistico circostante.
Nel cuore del centro storico di Verona si vorrebbero infatti inserire nell’ordine:
– 8 mila metri quadrati circa con destinazione alberghiera
– 6 mila metri quadrati circa destinazione enogastronomica
– 3 mila metri quadrati circa per centri benessere
– 3 mila metri quadrati circa a destinazione congressuale

Il tutto per una buona parte compresso in soli tre palazzi: Le ex sedi Unicredit di Via Garibaldi 1 e di Via Garibaldi 2 e Palazzo Franco Cattarinetti di via Rosa 7: il cosiddetto “City Hub”. E il resto distribuito tra Palazzo Forti, Palazzo del Capitanio (Palazzo della Ragione) e Castel San Pietro. Il Monte di Pietà è l’unico palazzo a vedere destinazioni diverse: solo coworking e residenziale.

Se consideriamo che lo standard per una stanza d’albergo è di circa 40 mq e che i manuali di ristorazione assegnano per ogni posto a sedere da un minimo di 1,20 mq per i bar ad un massimo di 2 metri quadri per “fine restaurant” (i ristoranti di alto livello) si può ben comprendere che la proposta Folin non è fatta per “rimediare allo spopolamento del centro storico”, come si può leggere nelle premesse del piano, ma per attirare migliaia e migliaia di clienti, preferibilmente di alto bordo, in un contesto già problematico per la viabilità, per la convivenza tra residenti e attività economiche e per la sopravvivenza stessa di queste ultime…

Vista la dichiarata mancanza di parcheggi vengono ipotizzate soluzioni viabilistiche piuttosto temerarie come la realizzazione di un tunnel sotterraneo con entrata da Via Garibaldi 1 e uscita in Via San Mamaso, per agevolare le operazioni di carico e scarico bagagli della clientela degli alberghi nonché per assicurare la dovuta privacy ai clienti più prestigiosi. E i parcheggi? Saranno “in remoto”. In alternativa si propone di coprire una parte di Via Garibaldi, “con un uso quasi esclusivo”, per favorire l’accesso degli ospiti e le operazioni di carico e scarico. Su questi aspetti il Piano non si dilunga.

Saltate a piè pari anche le perplessità riguardanti la creazione massiva di nuova superficie congressuale per un totale di 1.800 posti a sedere (11 sale di cui una plenaria da 700/900 posti, 8 sale più piccole e altre 2 di medie dimensioni), con l’ovvio rischio di svuotare il palazzo della Gran Guardia, fiore all’occhiello della città per quanto riguarda il turismo congressuale.

Cosa sarà degli spazi museali a Palazzo Forti, a Palazzo del Capitanio (Palazzo della Ragione) e a Castel San Pietro? Il Piano non se ne occupa, a parte un fugace accenno riguardante la realizzazione a Castel San Pietro di un “museo della città”, ipotesi peraltro da sempre sostenuta dalla Sinistra. Silenzio su tutto il resto, che probabilmente verrà “sbolognato” al Comune.

La risposta a tutte le perplessità suscitate dal Piano Folin è molto semplice: questo non è un piano per la città ma, come già accaduto con la Fiera, che si è impegnata a comprare le quote del Comune della Polo Fieristico Spa in cambio della proroga del Pua sull’ex Macello, siamo di fronte ad un altro scambio di cortesie, questa volta tra Comune e Fondazione Cariverona. Uno scambio effettuato malgrado o sulle spalle della città.

All’articolo 3 del Protocollo d’Intesa viene infatti prevista la possibilità di “valutare possibili operazioni immobiliari relative ai cespiti di proprietà di Fondazione citati in premessa, che potranno essere concluse mediante tipologie contrattuali da definirsi, compresa anche la permuta tra i beni immobili di Fondazione Cariverona e le partecipazioni azionarie delle società ritenute in tutto o in parte non più strategiche dal Comune”.
Un modo gentile per dire che Fondazione potrebbe farsi carico delle aziende che il Comune dovrebbe dismettere per effetto della legge Madia, così da salvare e mantenere calde le poltrone per i futuri nominati del Comune, ad esempio nell’A4…

In quel poco, pochissimo, di pubblico dibattito che si è sviluppato attorno alla proposta c’è un convitato di pietra di cui il protocollo di intesa con il Comune non si è invece dimenticato: si tratta di “Verona Property”, il fondo che gestisce le operazioni immobiliari che non rientrano nell’alveo degli obiettivi statutari della Fondazione Cariverona.
Per statuto, infatti (art. 1 comma 1 “ispira la sua attività al bene comune e persegue esclusivamente scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico assicurando, singolarmente e nel loro insieme, l’equilibrata destinazione delle risorse con preferenza ai settori a maggiore rilevanza sociale”), la Fondazione dovrebbe occuparsi esclusivamente di operazioni di utilità sociale, ma nel Piano Folin c’è poco o niente di sociale. Il Comune dunque stipula la convenzione non solo con Cariverona, ma anche con il fondo “Verona Property”. E sarà della partita anche la società Patrizia Real Estate Investment Management S.à.r.l. (interamente controllata dal gruppo Patrizia Immobilien AG), una società con sede in Lussemburgo.

L’operazione non è nemmeno nuova: lo stesso film lo abbiamo già visto con i Magazzini Generali, la cui riqualificazione è partita con l’assegnazione di funzioni pubbliche (il polo culturale) ed è terminata con una (quasi) perfetta privatizzazione degli spazi. Fa sorridere che tra le ragioni che renderebbero l’applicazione del piano Folin tanto urgente si menzioni la necessità di riportare in vita un isolato che “oggi appare come una piccola citta fantasma, perfettamente pronta all’uso, quasi in attesa di un futuro prossimo venturo”. Quasi rimpiangendo i tempi in cui i palazzi della Cariverona pullulavano di vita. Non è infatti un mistero che i dipendenti Unicredit stessero benissimo dov’erano prima di venire trasferiti agli Ex Magazzini Generali.

La morale è che il Piano Folin abbozza delle destinazioni che non disegnano un futuro per il centro storico ma sanciscono soltanto che i gestori di questi sette immobili avranno mano libera nell’individuare le destinazioni che riterranno più opportune e più redditizie.
La cosa più incredibile è l’intenzione dell’Amministrazione Comunale di approvare questa trasformazione turistica e commerciale ricorrendo allo Sblocca Italia che ridurrebbe il dibattito ad una sola seduta del Consiglio Comunale, evitando il confronto con la città e con i residenti e i commercianti del centro storico.

DESTINAZIONI

Via Garibaldi 1 e 2
Superficie lorda: mq 30.300
– Superficie netta congressi mq 3.000, con un totale di posti a sedere di 1.600-1.850
– Superficie netta benessere mq 3.000 (negli interrati storici sauna, bagno turco, piscine con l’ingresso dallo scalone dell’atrio principale)
– Superficie netta enogastronomia mq 3.100 (due ristoranti, casa del vino)
– Superficie netta ricettiva mq 7.000 (140 camere doppie ad alto standard)

Palazzo Franco-Cattarinetti – Via Rosa, 7
Superficie lorda mq 2.000
– Superficie netta enogastronomia mq 260 (wine bar nella cantina storica del Palazzo)
– Superficie netta ricettiva mq 1.200 (piano terra e piani 1-2-3 , 10 suites e grandi studi)

Palazzo Forti
Superficie lorda mq 6.600, cortili mq 900
– Superficie netta espositiva, collezione permanente mq 1.700
– Superficie netta esposizioni temporanee mq 2.000
– Superficie netta ristorante mq 220 (piano terra)

Monte di Pietà
Superficie lorda mq 5.600
– Superficie netta coworking mq 1.750
– Superficie netta residenziale mq 1.200 (15 appartamenti di pregio)

Palazzo del Capitanio
Superficie lorda mq 11.000 (inclusa la grande corte e accessori)
– Superficie netta spazi espositivi mq 2.900 (lab urbs a piano 1° e 2° con 30 grandi sale)
– Superficie netta enogastronomia mq 1.400 (piano terra e caffetteria nella torre)

Castel S. Pietro
– Superficie netta spazi espositivi mq 1.900 (lab urbs a piano terra e 1° con 24 grandi sale)
– Superficie netta bar-ristorante mq 900 (nuovi volumi in copertura con terrazzi antistanti e sulle torri mq 1.000)
– Superficie netta bookshop mq 220 seminterrato

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