TRASFERIMENTO MUSEO AMO: FARE E DISFARE È TUTTO UN LAVORARE

Il trasferimento del museo Amo rappresenta una zavorra in meno per la Fondazione Arena che ora non dovrà più compensare l’affitto di Palazzo Forti, ma apre al contempo una serie di questioni che investiranno le scelte del Comune per i prossimi anni: che cosa diventerà la Gran Guardia e quale futuro dare alle numerose sedi museali che si stanno liberando?
Più che al dinamismo (non pervenuto) dei vertici Fav, la mossa del trasferimento dell’Amo è infatti da attribuirsi al Piano Folin, sotto la cui giurisdizione ricade anche Palazzo Forti, che assieme a Castel San Pietro e al Capitanio, a breve, entrerà a far parte di un nuovo risiko immobiliare.
Interesse primario della Fondazione Cariverona, o meglio del fondo Property, è infatti la valorizzazione a fini commerciali dell’isolato ex Unicredit, e non è da escludere che nell’ambito delle trattative con il Comune per il cambio di destinazione d’uso dell’isolato, la Fondazione cederà al Comune stesso l’incombenza di occuparsi delle sedi museali attualmente vuote di contenuti.
Per quanto riguarda Amo, vederlo passare da 15 a 2 sale espositive, fa pensare che la sistemazione della Gran Guardia sia più che temporanea, direi precaria. Resta quindi da capire quale futuro l’amministrazione intenda dare alla Gran Guardia. Dal punto di vista del turismo congressuale, è una location unica in Italia per prestigio e centralità. Ma viene sempre di più sfruttata per sistemare le “varie ed eventuali”…

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