SKATE PARK: IL COMUNE DEVE LIBERARE LE MURA, NON AFFOLLARLE

Il consigliere Velardi ha una visione un tantino semplificata di che cosa sia un parco culturale, visto che allo stato non esiste nessun progetto che illustri metodologia e finalità dello Skate Park, c’è soltanto una mozione – la sua, del marzo 2018 – dove si rimanda ad un “tavolo di lavoro sulla cultura urbana”, nonché una decisione di giunta – che non è un atto amministrativo – dove si ammette la possibilità di stanziare 500 mila euro.

Dire pertanto che esiste “un bando aperto a tutti” e che subito dopo verrà fatto il piano di gestione, è quanto meno affrettato. Aspettiamo almeno di vedere una determina dirigenziale che ci illumini…

Al di là degli aspetti formali e finanziari, che comunque hanno il loro peso, Velardi dimentica che dalla sua mozione era stato espressamente esclusa l’ipotesi di realizzare tale struttura “all’interno del parco delle mura che circonda dalla città”. Me lo ricordo bene bene perché era stata una mia richiesta, e se il consigliere controlla il testo approvato a maggio vedrà che quel passaggio è stata cancellato con un tratto di penna.

Dire poi che questa area del parco delle mura è troppo degradata, rappresenta un’autodenuncia soprattutto se le parole provengono da un consigliere della maggioranza. Sono quasi 20 anni che il Parco delle Mura attende il piano di gestione, e chi dovrebbe predisporlo se non la maggioranza e l’amministrazione al governo della città? Se Tosi era brutto e cattivo, cosa aspetta questa amministrazione a rimediare a tale mancanza?

La previsione di una nuova struttura nell’ambito delle mura contrasta anche con gli impegni assunti nei confronti dell’Unesco, dal momento che il Comune si è impegnato a liberarle da impianti sportivi e parcheggi.

Associazioni e volontariato non si sono mai tirato indietro sulla valorizzazione delle mura, se c’è qualcuno che in questi ultimi anni ha latitato è proprio il Comune di Verona che, con qualunque maggioranza, non ha mai presentato un proprio progetto.

Esistono tante aree degradate nei quartieri, perché Velardi punta proprio a questa, con il rischio di aprire un contenzioso con l’Unesco?

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