I termini della questione sono molto semplici: la cooperativa La Genovesa occupa 22 ettari di terreno comunale che “ora” servono all’amministrazione per realizzare il deposito del filobus. Dal 2014 se ne ipotizza il trasferimento presso il Parco dell’Adige Nord ma finora il tutto è rimasto nel limbo delle ipotesi. Amt, che con il Comune recita il ruolo del coprotagonista, ha fissato una dead line per la liberazione delle aree che gli uffici comunali ritengono “sommariamente coincidente con il mese di settembre 2018”.
“Vista l’imminente scadenza indicata dall’AMT – scrivevano gli uffici a inizio settembre – e considerata l’importanza della realizzazione del deposito della filovia, si propone di avviare la procedura per il rilascio delle aree […] che potrebbe concludersi con l’emanazione di una formale ordinanza di sgombero nei confronti della Cooperativa La Genovesa […] da eseguirsi anche in modalità coattiva”. In data 10 settembre la giunta comunale ha pigramente annuito a tale proposta degli uffici, probabilmente senza rendersi conto di che cosa significa sbattere per strada 50 ospiti più il personale.
Ricapitolando: Comune e Amt, incapaci di venire a capo del progetto del filobus e tanto meno di quello del deposito deposito (non hanno finito il progetto definitivo, non l’hanno validato, è dubbio se abbiano inviato una comunicazione di ripresa dei lavori valida…) chiedono alla cooperativa di andarsene da un giorno all’altro per rispettare la “sommaria scadenza”. Basta però guardare il sito della cooperativa, che ha in programma iniziative fino a tutto novembre, per capire che non sono pronti a spostarsi. Al di là dunque degli ultimatum serve un po’ di buon senso e di pragmatismo: nel parco dell’Adige ci sono già degli immobili che possono essere assegnati, senza necessità di costruirne di nuovi. Si valutino realisticamente e senza drammi le possibilità di risolvere questo nodo. Per questo presenterò una interrogazione all’amministrazione.