AMA VERONA E LO ZOMBI DEL TRAFORO

Non sarà certo il sottoscritto a criticare un esercizio di democrazia e partecipazione come la petizione. Quella annunciata da Patrizia Bisinella e Flavio Tosi per resuscitare il Traforo delle Torricelle presenta però delle contraddizioni che non possono essere taciute, tanto più ad ormai poche settimane dall’udienza del Consiglio di Stato che dirà l’ultima parola sulla riscossione degli 8 milioni di cauzione da parte del Comune.
La prima contraddizione riguarda il progetto a cui Tosi ha “lavorato” (si fa per dire) dal 2007 al 2017, bocciato non solo dal sottoscritto e dalle altre opposizioni, ma anche dalle banche, che lo hanno considerato impossibile da finanziare, e dallo stesso mercato, non avendo riscosso l’interesse di nessun investitore serio. Ha senso che chi ha fallito così nettamente torni a dispensare consigli?
In secondo luogo, prima di ogni altra cosa Verona avrebbe bisogno di uno studio del traffico un tantino più serio di quello dell’allora Sindaco Flavio Tosi che si fece scarrozzare su è giù dalle Torricelle dal suo autista con il cronometro in mano. Resta memorabile la volta in cui spedì il fedele (allora lo era) Enrico Corsi sulle Torricelle per “studiare” la città dall’alto. “Non serve essere dei tecnici per capire che il Traforo è necessario” sentenziò l’ex assessore con la consueta lungimiranza.
A fronte del disastro combinato, occorre riconoscere a Tosi (o Tosinella) una certa dose di coraggio nel ripresentarsi ai veronesi con lo stessa identica faciloneria, temo però che per resuscitare lo zombi del traforo una petizione non sia sufficiente, servirebbe un rito voodoo.

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