TRAFORO: LE VERE RAGIONI DI UN FALLIMENTO

Lo sfogo, apparso sulla stampa nei giorni scorsi, con cui Flavio Tosi ha riversato sulla crisi e sui dirigenti (“pochi”) le colpe del fallimento del Traforo dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, come l’ex sindaco sia il megafono di Technital e quali indebite pressioni a suo tempo egli abbia esercitato sui propri tecnici al fine di non vedersi costretto a rinunciare ai suoi obiettivi. Il suo intervento costituisce per noi un assist per fare, finalmente, un po’ di chiarezza sull’argomento.

 

Chiamare in causa la crisi è un disco rotto: tra il primo trimestre del 2008 al primo trimestre del 2009 la produzione italiana è precipitata dai 120 ai 92 punti, con un crollo drammatico, peraltro, della produzione auto. Il futuro si presentava a tinte fosche ed era risaputo da tutti che la crisi aveva origine da una terribile crisi bancaria. Al momento di elaborare la sua proposta nel 2008 l’RTI avrebbe, dunque, potuto prevedere la crisi, mentre invece si è lanciata per anni nella previsione ottimistica di una crescita costante del traffico e nella fiducia nella piena disponibilità delle banche. Tosi dovrebbe leggersi con più attenzione il parere dell’ANAC del 2014 in cui non solo si rileva che il Promotore non ha tenuto per nulla conto della crisi di proporzioni globali di cui erano già noti quantomeno i primi sintomi fin dal 2008, e precisa pure che “addurre l’imprevedibilità dei cicli economici equivarrebbe infatti a sostenere l’ignoranza o la scarsa diligenza professionale dell’operatore economico”

 

Far ricadere, poi, le colpe del fallimento sulla miopia e sulla pusillanimità della burocrazia significa non avere, da parte di Tosi, il minimo senso dell’autocritica. La burocrazia non c’entra un bel nulla, a meno che per burocrazia non si intenda la salvaguardia dei princìpi fondamentali di un bando di gara pubblico.

 

Le cause del flop vanno cercate altrove e non è difficile individuarle. Se Tosi fosse stato meno altezzoso e più vigilante se ne sarebbe reso conto da solo, magari quando avrebbe fatto ancora in tempo a metterci qualche toppa. Oltre che nella infelice lettura della situazione economica, le vere cause dell’implosione del Traforo stanno, infatti, nella fragilità del Raggruppamento di Imprese che si è presentato alla gara con aziende vicine alla crisi e in formazione incompleta, perché priva del costruttore e del gestore: avrebbero trovati questi “alleati” solo alcuni mesi dopo la conclusione della gara, nelle vesti della Mantovani e della Autostrada Serenissima PD-VE. Ma la Mantovani e la Serenissima sono entrate nell’RTI non come membri effettivi, ma come soggetti ausiliari (prestando il cosiddetto «avvalimento»), il che ha consentito loro in seguito di sfilarsi dall’intesa con facilità. È solo frutto di pura fantasia, peraltro, pensare – come intendeva Tosi –  di poter sostituire questi soggetti con altri, dato che, da che mondo è mondo, se il vincitore di una qualsiasi gara perde i pezzi, perde la gara. Forse anche quella dei bussolotti.

 

In sostanza il Comune, al momento di emanare il bando di gara del 2011, si è impegnato in solido (penalità 7,2 milioni) a realizzare un’opera imponente senza conoscere neppure chi, in quel raggruppamento, avrebbe costruito l’infrastruttura e con la consapevolezza che il progetto posto a base di gara, con il suo cronoprogramma e i suoi costi, era stato redatto senza la partecipazione del costruttore.

 

Eppure gli altri candidati alla gara sono stati sottoposti a una preselezione per partecipare alla quale hanno dovuto, a meno di tre mesi dal bando, dichiarare la composizione delle cordate e garantire in via preventiva che erano in possesso di tutti i requisiti richiesti per il concessionario. Non sarebbe stato, quindi, opportuno se non altro per par condicio, pretendere che anche l’RTI si presentasse con i requisiti in ordine (vedi linee guida di Bolzano) in modo da far capire al Comune con chi si stava impegnando a realizzare un’opera imponente?

 

Si è preferito, invece, lasciare che il Promotore se la prendesse comoda dando una interpretazione generosa a una indicazione normativa. Non solo. Si è emanato il bando in pieno Ferragosto e si è concesso ai concorrenti un tempo molto limitato per presentare le offerte. Come dire: se non venite, ci fate un piacere. A buon intenditor, poche parole. Quale ruolo ha avuto la politica in queste decisioni? Stando allo sfogo di Tosi, si direbbe determinante.

 

Non è stata, questa, peraltro l’unica volta in cui i Dirigenti hanno cercato di non intralciare l’iter. Ben diversamente da quanto afferma Tosi, fin dove hanno potuto, i Dirigenti risultano essersi conformati alle indicazioni della politica ricorrendo ad interpretazioni della norma sbilanciate e perfino forzate. Lo hanno fatto finché hanno potuto. Finché, cioè, non si è chiesto loro di stravolgere le fondamentali norme di gara correndo dietro alle richieste irricevibili dell’aggiudicatario.

 

Ricordate la questione delle opere aggiuntive (ristoranti, foresteria, auditorium, fast-food, distributori, parcheggi) che fecero schizzare i costi di oltre 46 milioni? Avrebbero dovuto essere realizzati in subconcessione. Vennero, invece, inseriti tra i costi dell’infrastruttura giustificandoli come opere volute dall’Amministrazione. Con buona pace delle nostre vivacissime proteste.

 

Quello che Tosi non vuole accettare è che, troppo spesso in Italia, come noi ripetiamo da tempo e come ha confermato recentemente e autorevolmente Raffaele Cantone, i project nascono come libri dei sogni spacciati come fattibili, ma poi finiscono col chiedere al pubblico di intervenire cambiando le regole del gioco, con il rischio, per le casse pubbliche, di un enorme esborso dall’accoglimento di progetti sbagliati.

 

Abbiamo rischiato di andare in quella direzione. Siamo orgogliosi di aver contribuito ad evitare una Pedemontana cittadina, insostenibile per le nostre casse, portando peraltro a casa la fideiussione di 8 milioni.

Stiamo, purtroppo, notando che il Traforo sta di nuovo diventando la bandiera acchiappavoti della politica. Ci auguriamo che il fallimento del progetto voluto da Tosi induca a mettere al centro del dibattito una seria progettazione di mobilità sostenibile.

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