Trasporto pubblico: l’eredità di Tosi e la perdita di controllo sull’azienda

ATV Verona

Nei prossimi cinque anni il Consiglio di amministrazione di Atv sarà a guida milanese e sarà lo stesso organismo a confermare l’attuale dirigenza. A chi ubbidiranno il presidente e il direttore generale confermati a tutti gli effetti dal Cda a maggioranza milanese?

Diciamola tutta: nei prossimi anni, quelli cruciali per la messa a gara del servizio di trasporto pubblico veronese, a comandare saranno i lombardi. Nei prossimi cinque anni (e per gli anni successivi chissà, la nebbia lo avvolge) il 50% di Atv posseduta da Amt conterà quanto il due di coppe quando a briscola comanda bastoni. Non era possibile, è vero, controbilanciare l’offerta di Fmn. Abbiamo anche detto che Atv era pronta per il mercato. Ma questo funesto e ridicolo patto parasociale, che garantisce solo gli uomini di fiducia di Tosi, ha di fatto regalato la governance ai lombardi, come se questi avessero acquistato la maggioranza delle quote e non solo il 50%.

“Le azioni non si contano, ma si pesano”, era solito dire Enrico Cuccia, uno che di azioni, di governance, di patti parasociali se ne intendeva. Del resto tutti sanno che a comandare il gioco è chi ha la palla. Nessun impegno è stato preso sullo sviluppo futuro del servizio e, a giudicare dalle denunce di inefficienze che fioccano a ovest del Garda, non ci siamo messi esattamente nelle mani migliori possibili.

Verona ha bisogno di sviluppare l’intermodalità e potenziare il servizio pubblico per rimettersi in linea con la media delle città europee. Chi ci assicurerà che queste preoccupazioni saranno condivise e che si lavorerà in questa direzione? Nessuno.

Questo è un altro frutto avvelenato che costituisce l’eredità di Tosi alla città

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